Caro Conte Le scrivo, cosí mi distraggo un po'.





Egr. Sig. Giuseppe Conte,
come sta?
Sono mesi duri questi per noi cittadini d' Italia che dobbiamo cercare di fare del nostro meglio come mai prima e per Lei, Presidente del Consiglio che è giornalmente investito da eventi, situazioni, decisioni, discussioni, mediazioni come mai prima.

Spero Lei sia al corrente della fatica psicologica che ognuno di noi sta affrontando per elaborare e capire cosa sia accaduto, cosa sta succedendo e dove si andrá a finire con questo maledetto Covid-19.
Lei ha una prospettiva di tutto questo?


In questi mesi non si è fatto altro che parlare di Lei e del Suo operato, delle mille "Autocertificazioni" proposte e cambiate (mi aiuti a riassumere a che versione siamo arrivati oggi giorno?), dei Decreti confezionati e aggiornati per aumentare il senso di guardia, dei numeri pazzeschi che muovono la manovra economica, dei bisticci con l' Europa che tanto unita a mio avviso non è, poi mi dica Lei.

Mi permetta di ammettere che non sono un Suo estimatore, nulla di personale, è proprio il sistema della "Politica italiana' che non digerisco particolarmente, mi farebbe lo stesso effetto se provassi a gustare un litro di frullato alle banane, appena reso orfano del frigo e assunto al centro di una tempesta di neve nella tundra lapponica.

Non La amo come politico ma come persona nutro un certo rispetto, quello si.
Sa perfettamente che tecnicamente è il nostro Presidente ma alla luce dei fatti non lo è per volere del popolo italiano.
Forse è questo più di tutto che non va giù all' italiano medio.


Il rispetto credo se lo sia conquistato, per quanto mi riguarda, per il Suo modo di porsi, mai altezzoso e mai patetico, due comportamenti che i nostri politici di professione invece hanno insito nel Dna e che spero vivamente Lei possa tener ben lontani.
Per quel poco che so, condivisibile o meno sia il Suo pensiero, è una persona colta e intelligente.


Mi piace pensare che molte decisioni non siano proprio frutto del Suo concetto ma semplicemente degli strappi alla regola per non offendere coloro che fanno parte del gioco, i Suoi compagni di merenda, come si dice simpaticamente.

La politica è mediazione, la politica è un sistema che non è possibile combattere ma solo farne parte, credo ce lo abbia insegnato definitivamente quel movimento utopico che tale è rimasto, sostenuto da un carismatico comico che sa Dio dove sia finito ultimamente.


I soldi (quei pochi soldi di cui potevamo beneficiare e che ben presto ci ritoglierete dalle tasche) sono finiti, quindi rimbocchiamoci le maniche e riprendiamo la nostra vita in mano.
Tutti sappiamo, compreso Lei, che siamo obbligati ad uscire lì fuori e sperare di non passare dei guai di salute, insomma è il caso di dire che sopravviveranno i piú forti e probabilmente anche i piú fortunati.
Molti esclamano: “Stiamo andando in guerra!”.
Si ma contro chi o cosa?
Contro un Virus nuovo al nostro sistema immunitario o contro gli ideali?
È una roulette russa.

L' Italia è una Nazione orgogliosa, una Nazione combattiva quando serve (per il resto siamo chiacchiere, tarallucci e vino), forse questo è il momento di abbassare i toni e fare squadra.


Presidente, spero Lei abbia cercato con tutte le Sue forze di fare del Suo meglio, che sia giusta la direzione o meno, spero solo che abbia messo il cuore prima della testa.
Spero che si sia messo per un attimo nei panni di ognuno di noi che per campare siamo continuamente obbligati ad accettare l' impossibile.
Cerchi di essere superiore rispetto ai Suoi concittadini italiani che invece non hanno mai, nemmeno un attimo, cercato di mettersi nei Suoi di panni, a provare di immaginare cosa significa essere il Presidente del Consiglio, avere sulle spalle una Nazione e vivere con la spada di Damocle puntata sulla testa. 
Condannato per ogni Sua decisione e presa di posizione.
Si, perché se per alcuni ha fatto una scelta giusta sicuramente altri avrebbero fatto meglio.

Le voglio chiedere scusa perché governare il nostro popolo è, per cultura, una continua sconfitta.
Noi saremo sempre meglio di Lei, di Craxi, di Andreotti, di Fanfani, di Moro, di Berlusconi, di Amato, di Cossiga e via discorrendo.
Siamo bravissimi in tutto lo sa?

Più di tutto però siamo bravi a renderci arsa la bocca per le migliaia di parole che regaliamo al vento, siamo maestri, tutti maestri senza renderci conto che non insegneremo mai niente a nessuno proprio perché nessuno di noi si rende umilmente conto che ha bisogno di imparare.

Mi scusi perché la critica ci crea virilità, parlare e parlare senza agire è per noi italiani un modo per dimostrare di averlo più "grosso" di Lei.

Mi scusi perché se non andassimo contro a Lei comunque saremmo andati contro a colui che sarebbe stato al Suo posto.

Chiedo scusa un ultima volta ma per una cosa che mi sento di dirLe.
È piú un consiglio, anche se lo trovo assurdo dato che Lei è il Presidente (appunto) del Consiglio.

Cerchi di essere più di polso nei Suoi discorsi, meno “Cugino”, cerchi di essere più preciso possibile, non abbia paura di dare regole, a noi non servono a nulla le raccomandazioni, non le seguiremmo nemmeno se ci pagasse.
Diventerebbe povero senza aver concluso assolutamente nulla.

Quando emana un decreto, La prego, si preoccupi di non avanzare ipotesi ma fatti.
Un decreto non può e non deve essere interpretato, deve essere semplicemente seguito alla lettera.

Non permetta di metterci dubbi, non ci permetta di interpretare le Sue regole.
Non faccia in modo che se chiediamo spiegazioni ad un Carabiniere ci possa dare delle soluzioni che non rispecchiano quelle di un poliziotto stradale o di un vigile urbano.
Tutti devono avere la stessa risposta.

L' Italia ha bisogno di regole ferme e chiare.

Sig. Conte non voglio rubarLe altro tempo, capisco ci siano priorità assolute sopratutto in questo periodo storico.
Mi congedo augurandoLe una buona continuazione.
Distinti saluti.

Peace&Love

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